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Il Tornado di Vicomero e Trecasali
Redatto il: 08 luglio 2015 ore 16:05

Il Tornado di Vicomero e Trecasali dell'8 luglio 2000

Foto di: Simone Monica e Davide Frati.
Commento tecnico: M.Giovannoni


Fig.1


Fig. 2


Fig. 3


Fig. 4


Fig. 5


Fig. 6


Fig. 7


Fig. 8


Fig. 9

 
Fig. 10 - Il tornado, ormai in fase di dissoluzione ("rope" tornado) e pertanto contraddistinto da una forma allungata e sinuosa, ripreso a circa 25 km di distanza in direzione Sud/Ovest.

La Fig.1 all'epoca era unica fra quelle scattate nel nostro Paese fino ad allora. La mostriamo ora aumentando il contrasto per evidenziare alcuni elementi.

In particolare sono state evidenziate 3 formazioni nuvolose. Il tornado naturalmente è reso visibile dalla sua caratteristica nube a imbuto in basso.

Si notano poi una Wall Cloud (Nube a Parete) e una Tail Cloud (Nube a Coda o Coda). La Nube a Parete con la sua Coda sono il segno inequivocabile dell'estendersi verso terra del mesociclone di una supercella. Ovvero è sufficiente l'osservazione di una tale nube per classificare il temporale come supercella. Occorre precisare che nella maggior parte dei casi la Nube a Parete può essere osservata senza un tornado alla sua base. Ma essa, essendo la manifestazione visibile di un mesociclone, può durare per ore e generare uno o più tornado, anche forti, anche violenti. I tornado F4 e F5 si formano esclusivamente alla base di una Wall Cloud; la stessa sua presenza è quindi indice di gravissimo pericolo imminente. 

La seguente testimonianza è tratta dalla Gazzetta di Parma del 9 luglio: «Prima si è alzato il vento e poi abbiamo visto arrivare una nube marrone, gigante _ racconta una donna ancora spaventata _. Poi si è alzata una colonna di vento, altissima. Ci siamo chiusi in casa, ma dalla finestra ho visto che lì dopo duecento metri si è dissolta improvvisamente». Il racconto si riferisce quasi sicuramente all'osservazione della Wall Cloud (una nube marrone, gigante) e successivamente del tornado.

Il particolare fondamentale è che la Nube a Parete si forma e ruota molto al di sotto della base della grande nube temporalesca. Essa si forma per il sollevamento di una porzione dell'aria fredda deviata dal movimento rotatorio della supercella verso il lato posteriore del temporale stesso. In pratica parte dell'aria fredda, invece di dilagare al suolo dietro al temporale, si infiltra nella corrente ascendente calda e si avvolge a spirale intorno ad essa venendo spinta di nuovo verso l'alto. Ora, poichè il punto di rugiada di una massa di aria fredda è inferiore a quello di una massa di aria calda, l'aria fredda infiltrata condenserà ad una quota altimetrica inferiore formando dunque una Wall Cloud. La Tail Cloud non è altro che la traccia dell'aria fredda che si appresta ad entrare nel mesociclone: è per questo che essa si orienta sempre nella direzione di spostamento del temporale. Per chiarire il discorso si provi a far riferimento alla seguente figura.

Il disegno mostra la parte posteriore di una supercella classica.

Notate l'aria fredda in blu che discendendo compie un giro intorno al temporale partecipando al moto del mesociclone. Parte di essa viene poi trascinata dall'aria calda (in rosso) di nuovo verso l'alto e condensa (a quota inferiore rispetto all'aria calda) formando la Coda e la Nube a Parete. Capirete ora perché è così importante quella foto. 

Qui c'è anche il limite della scienza poiché, mentre si conoscono le cause della formazione del mesociclone, non è ancora chiarito il meccanismo attraverso il quale alla base di esso si generano i tornado. L'ultima ipotesi è che le trombe d'aria si formino per l'attrito della parte inferiore del mesociclone con il suolo.


Questa immagine radar si riferisce alle 19.12 ora locale (pochi minuti dopo il dissolvimento del tornado) e mostra la supercella attiva sulla provincia di Parma. Anche se il luogo è lontano dalla stazione radar si può scorgere un'eco a uncino. La forma a uncino è dovuta al fatto che le bande di pioggia si muovono a spirale intorno al mesociclone.


Questa immagine satellitare, presa nel momento dell'osservazione del vortice, mostra l'eruzione violenta di molti nuclei temporaleschi sulla Pianura Padana. La supercella appare molto vigorosa, compatta e soprattutto isolata rispetto agli altri temporali. Notare soprattutto la sottile banda di cielo quasi sereno sul suo bordo occidentale. Questo è l'effetto dell'aria fredda (mostrata nel disegno) che, dilagando al suolo dalla parte posteriore, inibisce i moti convettivi e il conseguente formarsi di nubi. Da notare anche come le incudini vengano letteralmente spazzate via in direzione WSW-ENE da una potente corrente a getto.

In questa immagine, presa nella banda del vapor d'acqua 30 minuti dopo la formazione della tromba, si nota distintamente la violenta corrente a getto (banda nera) che passando per la Spagna si dirige verso il Golfo Ligure e l'Italia settentrionale. Qui incontra le parti superiori dei temporali e li rinvigorisce in maniera esplosiva. Importante notare come un ramo del getto sia direzionato esattamente contro la supercella che ha prodotto il tornado.
La mia opinione è che la causa della formazione di questa forte tromba d'aria vada ricercata proprio nella presenza del jet stream.

Per confermare questa ipotesi è utile osservare il radiosondaggio di Milano delle 12Z.

In questo radiosondaggio si osservano alcuni elementi contrastanti ai fini della spiegazione della formazione di un tornado. In primo luogo osserviamo la forte corrente a getto che alla quota di 10.000m assume velocità di 105 nodi. Anche la velocità del vento a 500hpa è sufficientemente elevata. Inoltre il Lifted Index ha assunto un valore di -4,72 C: non molto basso per produrre un tornado ma sufficiente per giustificare lo sviluppo di temporali forti.

Di contro l'aria al suolo non era molto umida. Forse però, nelle 5 ore che intercorrono dal lancio della sonda al formarsi della tromba d'aria l'umidità potrebbe essere aumentata drasticamente per l'afflusso di aria marittima dal Golfo Ligure. Ma l'indice SWEAT, forse il più importante nella previsione dei tornado, non arrivava neanche alla metà della soglia di pericolo (principalmente per la debolezza del vento a 850hpa). 

Tutto questo fa capire come sia difficile prevedere un tornado utilizzando i criteri testati per decenni negli Stati Uniti. In realtà l'orografia del nostro Paese rende spesso insufficiente l'applicazione di tali parametri. Una cosa però è certa: se le condizioni fossero state ancora più sfavorevoli (favorevoli all'insorgere di tornado) nulla avrebbe impedito alla supercella e al suo mesociclone di perdurare per ore seminando trombe d'aria e distruzione anche considerando che nel suo cammino non avrebbe incontrato rilievi per moltissimi chilometri.

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A cura di: S.Monica, D.Frati, M.Giovannoni
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